giovedì 29 marzo 2007

LEGGENDE - 2

LA MADONNA DEL TIZZONE







A pochi minuti di cammino dalla Frazione Brugaro di Cravagliana sorge un Santuario immerso nel verde, vicino a pochi stabili rurali che un tempo erano un appoggio per i pastori della zona; trovare una Chiesa in una zona simile è inconsueto in quanto a Cravagliana, pur essendo numerosi, i santuari sono posizionati nelle frazioni che, almeno un tempo, accoglievano innumerevoli famiglie. L’origine del Santuario risale a moltissimi anni fa e per capire le origini di questo luogo di fede ci si deve appoggiare più alla leggenda che alla storia ufficiale.
Si narra che un tempo due giovani pastori si trovassero con le loro bestie nei pascoli sopra Brugaro; i giovani in questione erano molto conosciuti in zona in quanto si trattava di due ragazzi che avevano avuto la sfortuna di nascere muti, e per questo era curioso osservarli mentre trascorrevano le proprie giornate poiché alle azioni vivaci tipiche dei giovani non corrispondevano né risate né urla.
Il giorno in questione i due giovani, mentre le loro mucche pascolavano tranquille, iniziarono a raccogliere rametti e sterpaglie secche, con l’intenzione di accendere un falò, forse per pulire il pascolo o forse solo per passatempo.
Dopo aver acceso il fuoco, però, la fiamme divennero presto incontrollabili e si diffusero velocemente alimentate dal vento; subito il panico si impossessò dei giovani, mentre il bestiame spaventato si diresse rapidamente verso casa. Dopo aver cercato invano di domare le fiamme, i due si resero conto che il fuoco era ormai ovunque e che a nulla sarebbe valso ogni sforzo, l’unica cosa che si sentirono di fare fu di pregare la Madonna cercando un aiuto dall’alto.
Da subito i ragazzi non se ne accorsero poiché assorti nella preghiera, ma intorno a loro accadde qualcosa di inspiegabile: le fiamme si spegnevano. I ragazzi rimasero impietriti dinnanzi al miracolo e si accorsero che proprio davanti a loro era rimasto un mucchio di carboni ardenti dal quale si sprigionava una luce fortissima, dalla quale in pochi attimi videro apparire una figura femminile bellissima, vestita di azzurro: era la Madonna.
La figura iniziò a parlare rivolgendosi ai due giovani e dicendo loro di tornare a Brugaro, raccontare a tutti quello che era accaduto e comunicare a tutti che avrebbero dovuto costruire un Santuario nel punto preciso dell’apparizione, proprio sul tizzone ardente era rimasto, a ringraziamento e testimonianza dell’evento miracoloso frutto della fede dei due pastorelli. Detto questo l’apparizione svanì rapidamente così come apparve; i due corsero verso il paese e subito si accorsero che l’apparizione della Madonna aveva portato ad un altro miracolo: d’improvviso i due pastorelli ritrovarono l’uso della parola. La gioia fu indescrivibile e si trovarono a girare casa per casa a raccontare l’accaduto a tutta la popolazione che non ebbe dubbi a credere loro, soprattutto vedendo che i due avevano acquisito il dono della parola.
Così la gente tornò sui luoghi del miracolo, dove videro i segni del fuoco e trovarono il tizzone ancora acceso: da allora partirono i lavori che portarono la costruzione del Santuario intitolato alla Beata Vergine del Tizzone, partendo costruire tenendo come base il muro di una baita sul quale i primi avventori disegnarono un affresco raffigurante la Vergine Maria, che ancora oggi è il cuore del Santuario.

La Chiesa della Madonna del Tizzone, che storicamente pare risalire a metà del 1500, è ancora oggi una delle realtà maggiormente venerati da tutti gli abitanti di Cravagliana;
al suo interno sono ospitati centinaia di quadri ex-voto, che tappezzano le mura della Chiesa e rappresentano numerose testimonianze di vita della gente di Cravagliana, attraverso la rappresentazione di piccoli eventi miracolosi, guarigioni, incidenti e molto altri ancora.

Gli appuntamenti per chi volesse visitare la Chiesa sono per la terza domenica di maggio, quando si svolge una celebrazione, durante l’intera giornata, che testimonia la fratellanza tra gli abitanti di Brugaro e quelli di Cravagliana, che sebbene separati in distinte Parrocchie, celebrano ogni anno l’unione nel venerare il Santuario “miracoloso”.


Un altro appuntamento è per il 15 agosto, quando ogni anno si tiene la festa annuale.

venerdì 16 marzo 2007

LEGGENDE - 1


LA PIETRA DI SANTO STEFANO



L’inverno, in Alta Valsesia, era in passato un insieme di consuetudini per la gente che passava le lunghe ore comprese tra quando si faceva buio e l’ora di andare a letto; in questo tempo i familiari ed i vicini si raccoglievano davanti al fuoco e, mentre si aggiustava il rastrello in attesa del periodo del fieno, ci si dedicava al racconto dei piccoli eventi della quotidianità, passando dalle varie lamentele al ricordo di persone emigrate. Il tutto mentre fuori tutto era occupato dalla neve e dal gelo, che attutivano ogni rumore calando tutta la valle in un impenetrabile silenzio.
La leggenda narra che, in un imprecisato passato, nelle case di Valmaggia, paese “parallelo” a Cravagliana ma in Val Grande, durante una di queste serate d’inverno simile a tante altre, la discussione si spostò a riguardare i Santi: più di una voce era giunta a Valmaggia, di viandanti che assicuravano come nel Comune di Cravagliana, i vicini separati soltanto da una montagna stavano vivendo ripetuti benefici, sfociati in eventi miracolosi, grazie alla venerazione dei numerosi Santi presenti nella Chiesa Parrocchiale di Cravagliana, in particolare ad opera di Santo Stefano.

Queste voci fecero agitare gli abitanti di Valmaggia per una sorta di gelosia, in quanto a Valmaggia non vi erano reliquie da venerare mentre a Cravagliana, complice la presenza della Parrocchia più antica della ValMastallone, non mancavano, come non mancavano gli eventi miracolosi ad essi legati, almeno stando alle voci che rapidamente si diffusero sino a Valmaggia. Da questi discorsi emerse una proposta, che gli abitanti di Valmaggia considerarono l’unica possibilità per avere un Santo da venerare e dal quale ottenere i tanto sperati benefici: rapire il busto di S.Stefano da Cravagliana e trasportarlo sino a Valmaggia.

Spinti dalla forte motivazione un gruppo di persone si offrì volontario, noncurante delle fatiche che l’impresa svolta in pieno inverno potesse comportare; fu così che una domenica pomeriggio il gruppo raggiunse Cravagliana, attraversando la bocchetta del Faut (o bocchetta di Valmaggia) e scendendo in Frazione Cà Nera, recandosi subito in Chiesa. Dopo essersi accertati che la Parrocchiale fosse deserta, presero il busto di Santo Stefano e, nascondendolo in un mantello, lo portarono all’esterno, dirigendosi subito sulla via del ritorno.

Attraversato il Mastallone si diressero verso la bocchetta per ritornare in ValGrande; lungo il tragitto i portatori del busto trafugato si accorsero che stava succedendo qualcosa di molto strano: ad ogni passo il peso della statua aumentava e ben presto la reliquia divenne impossibile da trasportare. A nulla valsero i ripetuti tentativi di procedere con il trasporto e, nonostante la ragione dicesse loro quanto fosse improbabile ciò che stava accadendo, decisero di abbandonare l’impresa; quindi, dopo aver abbandonato il prezioso busto ai piedi di un faggio, si diressero verso Valmaggia, ancora storditi dallo stupefacente episodio. Giunti a Valmaggia resero conto dell’impresa fallita ed allora un gruppo di scettici decise di tornare a recuperare il busto, constatando di persona che muovere la statua dai piedi di quel faggio era impossibile; per alcuni giorni molti abitanti di valmaggia ci provarono, ma nessuno riuscì a smuovere il Santo neppure di un solo passo.

Intanto a Cravagliana arrivò la domenica e i fedeli delle frazioni a valle del capoluogo, nel recarsi alla Santa Messa, notarono nei boschi sottostanti la bocchetta di Valmaggia un faggio che, sebbene immerso nel bianco manto invernale, appariva verde e rigoglioso come in piena primavera. Questo scatenò un forte stupore nelle persone che mai avevano assistito ad un’immagine del genere e corsero in paese a raccontare e cercare possibili spiegazioni. A Cravagliana il Pievano spiegò loro che una cosa del genere poteva essere solamente parte di un miracolo, forse l’ennesimo miracolo dell’amatissimo Santo Stefano; convinti di questo i fedeli entrarono in Chiesa con l’intenzione di omaggiare con la preghiera il Santo e fu in questo istante che si accorsero della mancanza del busto dal suo altare. Dopo alcuni attimi di smarrimento, ci si organizzò per cercare la statua e, nel tentativo di ragionare sulle varie cause della sparizione, a più di una persona venne in mente di collegare la sparizione con l’inspiegabile comparsa del faggio in piena fogliatura. Così molte persone partirono, quasi in processione, con l’intenzione di raggiungere il faggio; arrivati a destinazione fu enorme la gioia di trovare, proprio ai piedi del faggio, la tanto amata statua in perfette condizioni; quindi si ripartì in processione per riconsegnare alla chiesa di cravagliana il busto di Santo Stefano, che da quel giorno fu ancora più amato e venerato dai cravaglianesi e le cui gesta arricchirono le voci di paese, sino ad entrare nella leggenda e giungere sino a noi.


La pietra di Santo Stefano è un sasso, situato in un bosco tra la Frazione Canera e la Bocchetta di Valmaggia, sul quale sarebbe stata appoggiata la statua di Santo Stefano e che riporta la sua impronta. La pietra si trova dove la leggenda indica la presenza del faggio che ha contribuito al ritrovamento della reliquia.


La leggenda è ripresa in un affresco presente in una Cappella intitolata a Santo Stefano, situata sul bordo della strada Provinciale all’altezza della ex fabbrica Poli, poco prima di arrivare a Cravagliana, raffigurante il faggio verde immerso nel gelo e la processione della gente di Cravagliana verso di esso alla ricerca della preziosa statua.


Sotto un'immagine di Santo Stefano (cliccando qui potete trovare la storia ufficiale del Santo Martire), il cui busto si può ammirare all'interno della Chiesa Parrocchiale di Cravagliana.




mercoledì 14 marzo 2007

SENTIERI - 2

CRAVAGLIANA - PRA' dla SELLA-
MADONNA del TIZZONE


NUMERO SEGNALETICA: 572
Tempo: 2 ore
Difficoltà: agevole



Dal centro di Cravagliana, nei pressi della chiesa parrocchiale, l’itinerario attraversa l’abitato in direzione nord-est. Passa campi e prati a monte della frazione Giavinali inoltrandosi e innalzandosi all’interno di un avvallamento boscoso, accostando numerosi casolari rurali abbandonati. Attraversato il rio Grande raggiunge l’Alpe Cà Giulia 827 mt., caratterizzato da una grossa baita. Innalzatosi ancora a fianco di Cima del Falò 1055 mt., (ospitante la “Casa della fata”, antica residenza di streghe), si inoltra in un bosco artificiale di conifere portandosi a Prà della Sella (vedi foto sopra), pianoro trasformato da prato a bosco artificiale di aghifoglie (980 mt. circa, ore 1,20) dal quale per cresta si può salire in breve la Cima del Falò, luogo usato in passato per annunciare con grandi fuochi le vigilie delle ricorrenze della Madonna del Carmine e di Natale. Il sentiero si mette ora in discesa, sempre all’ombra di alberi di latifoglie e contornando i fianchi della montagna conduce alla frazione Colla 796 mt., passa a monte della piccola chiesetta e raggiunge l’altra frazione vicina, Sassello Inferiore. Poi con andamento a leggero saliscendi, quasi in curva di livello, dopo aver attraversato alcuni rii raggiunge il Santuario della Madonna del Tizzone (832 mt., ora 0,40) meta di numerose visite e pellegrinaggi (foto sotto). L’interno della chiesa è adornato da numerosissimi ex-voto e pregevoli affreschi, mentre nelle immediate adiacenze si notano diverse baite ristrutturate. Infine addentrandosi verso il rio Saccora, s’innesta sull’itinerario n. 564, proveniente da Sabbia e conducente attraverso il Bosco dell’Impero alla Sella dell’Oca e da questa all’Alpe Campo in Val Sabbiola.



Il Santuario della Madonna del Tizzone si può raggiungere anche dalla Frazione Brugaro, con un percorso molto più breve (15/30min.) e agevole.



Itinerario tratto dal IV Volume della collana "Guida degli itinerari escursionistici della Valsesia", dedicato alla ValMastallone, a cura della Sez. di Varallo Sesia del CAI Varallo.

venerdì 9 marzo 2007

SENTIERI - 1


FRAZ. GIAVINALI - LAGHETTO - FRAZ. BRUGAROLO



NUMERO SEGNALETICA: 573
Tempo: 1 ora
Difficoltà: agevole (con breve tratto un pò più impegnativo)



Dalla frazione Giavinali, situata poco prima del centro di Cravagliana, si stacca l’itinerario in calce che, dopo aver superato le poche case dell’abitato, si inoltra nel bosco retrostante. Attraversato il rio grande e lasciato a sinistra un sentiero che si innesta più in alto sull’itinerario n. 572 conducente alla Madonna del Tizzone, passa a Piano berta, ormai piccolo spiazzo erboso, fagocitato dal bosco. Il sentiero si introduce in un ripido canalino roccioso con pochi alberi e altre invadenti erbe di molinia cerulea e lo risale. Giunge così al Laghetto 788 mt. piccolo specchio d’acqua stagnante, posto in posizione panoramica su Cravagliana (vedi foto). Il luogo è adibito a ritroso di festicciole e scampagnate, dotato di rustici sedili e tavoli in pietra e legno. Si procede nel bosco, alzandosi sulla sinistra per circa una quarantina di metri di dislivello, toccando il punto più elevato del percorso, un altro balcone roccioso panoramico sulla valle sottostante. Ora inizia la discesa contornando una paretina rocciosa sempre all’interno del bosco, attraversa il rio Pizzetto, sovente asciutto, portandosi in un pianoro ove sono visibili i resti di alcune baite diroccate da molto tempo: l’Alpe Vanisella 740 mt. Procedendo il sentiero diventa quasi pianeggiante, guada puro di rovere. Lasciato a sinistra un altro raccordo che si innesta sull’itinerario n. 572, perviene a Brugarolo dove si congiunge con un ennesimo raccordo, il n. 572/A, che attraverso la soprastante frazione di Brugaro, porta ancora sul percorso del Tizzone. Ovviamente l’itinerario si può fare anche in senso inverso e in questa direzione è sicuramente più frequentato dai frazionisti di Brugaro e Brugarolo per raggiungere la sede comunale.


Itinerario tratto dal Volume 4° della collana "Guida degli itinerari escursionistici della Valsesia", dedicato alla ValMastallone, a cura del Club Alpino Italiano sez. di Varallo Sesia

giovedì 8 marzo 2007

ARRIVARE A CRAVAGLIANA

Cravagliana è situata in Valmastallone una valle laterale della Valsesia, raggiungibile separandosi da essa all'altezza di Varallo Sesia.

Raggiungere Cravagliana:

  • In auto. da ogni parte d'Italia si raggiunge attraverso l'Autostrada A4Torino-Milano, sino al casello di Biandrate, quindi si imbocca la A26 dei Trafori, uscendo a Romagnano Sesia, quindi si prosegue per la Strada Statale 229 sino a Varallo Sesia. Quindi si devia, proseguendo per circa 10 Km sulla Strada Provinciale 9 della ValMastallone.

per ogni ulteriore informazione circa orari e modalità di trasferimento si consiglia di contattare l'ATL Valsesiana allo +39 0163.564404.


mercoledì 7 marzo 2007

SITO PRO LOCO CRAVAGLIANA


Questo sito nasce con l'idea di promuovere e far conoscere il Comune di Cravagliana.



In questo spazio, curato dall'A.T. Pro Loco Cravagliana, verranno tenuti in aggiornamento le date e la descrizione delle attività svolte, inoltre si troveranno notizie e materiale divulgativo di vario genere (turistico, storico, culturale,...) riguardanti il territorio di Cravagliana.
In questo spazio vorremmo anche creare (utilizzando la possibilità di lasciare un commento) un punto di incontro tra chi conosce Cravagliana per lasciare suggerimenti e impressioni di ogni genere.

Invitiamo chiunque sia interessato ad avere chiarimenti di qualunque genere a lasciare tra i commenti le domande e/o il proprio recapito e-mail, in modo da potervi rispondere al più presto.